La nevrosi – in particolare la sua forma più diffusa, la nevrosi ansiosa–depressiva di cui soffre oggi la maggior parte della gente – ci sommerge di ansie e paure che ci impediscono di gioire della vita e del rapporto con gli altri.
Eliminando il pensiero nevrotico e ritornando a quella realtà da cui esso ci allontana, noi impariamo a godere della vita e delle cose che ci stanno intorno.
“Cominciamo con il chiarire una cosa: farsi le seghe mentali è una cosa del tutto naturale. Non sei un/a mostro/a o un/a deficiente se te le fai. Se le fanno tutti”.
Gli scienziati hanno la convinzione che per conoscere una cosa bisogna definirla.
Dicesi “sega mentale” il pensare a cose che non hanno attinenza con la realtà.
La realtà è il nostro corpo e l’ambiente fisico che ci circonda.
La trovi un po’ materialista? Ebbene si. Ma che c’è di male nel materialismo, visto che è reale? Le persone normali sanno benissimo che le cose stanno così.
I nevrotici, sono irrecuperabilmente convinti che la realtà sia dentro la loro testa.
La sega mentale che dà piacere è benefica.
Un tipo particolare di sega mentale benefica è il pensiero creativo.
L’arte, la scienza, la filosofia sono tutte seghe mentali benefiche.
Il mondo reale non ti piace? Te ne inventi uno nel quale ci stai da papa.
Certo, inutile negarcelo, sono tutte fughe dalla realtà. Ma sono bellissime. Ci fanno godere, ci fanno stare bene, ci danno sollievo. E quindi sono, per noi, benefiche.
La sega mentale che dà sofferenza è malefica.
Ma qual’è in dettaglio, il processo che costituisce la sega mentale malefica? Quando l’essere umano si è civilizzato, ha eliminato i pericoli fisici dall’ambiente ma ha creato dei nemici ben più pericolosi dentro il suo cervello.
Il suo Io si è esteso dal suo corpo a una serie enorme di ruoli e immagini, cioè di simboli, non reali.
La sega mentale malefica consiste nell’identificazione dell’Io con un simbolo e nella creazione di sofferenza in seguito alla supposizione di minaccia a tale simbolo estesa all’intero Io.
Noi entriamo in allarme quando ci vengono minacciate le seguenti cose: la moglie, i figli, la casa, il conto in banca, l’automobile, il televisore, l’impiego, gli amici, il riposino pomeridiano, il cane, i genitori, la reputazione, la salute, la prestanza, l’onestà, l’importanza sociale ecc. ecc.
Il nostro Io è diventato ipertrofico, enorme, come un rampicante che ha invaso tutto il mondo a noi circostante.
Più uno possiede cose e relazioni, più uno è ricco e potente, più il suo Io simbolico è esteso.
È evidente che più è esteso il nostro Io, più esso è vulnerabile: è più facile colpire un soldato quando ne abbiamo davanti un reggimento che quando ne abbiamo davanti uno solo.
Il risultato è che noi ci sentiamo continuamente aggrediti in qualche parte simbolica del nostro Io. Le aggressioni reali, quelle fisiche, sono ormai relativamente rare.
Ma il nostro sistema d’allarme non distingue fra aggressioni fisiche reali e aggressioni simboliche pensate.
Perché l’impulso alla sua attivazione proviene dal cervello, non dal mondo esterno. E il nostro cervello decide invariabilmente che le aggressioni simboliche sono aggressioni, a tutti gli effetti. Per cui noi entriamo continuamente in tensione.
E la tensione è vissuta da noi come sofferenza.
Ho voluto riportare parti di testo tratte dal libro di Giulio Cesare Giacobbe
“Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita”.
Dietro a questo titolo provocatorio e umoristico si nascondono diversi spunti di riflessione per tutte le persone che possono ritrovarsi in queste definizioni e interpretazioni.